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Il Gargano resiste

Gargano: resistenza, biodiversità e la sfida di proteggere un Patrimonio Unico 

Sono tornata da pochi giorni da un viaggio immersivo. Un viaggio tra le ricchezze uniche del Gargano, dove sono venuta a conoscenza di una meritevole iniziativa: il progetto Local dell’Università di Foggia a difesa della biodiversità. Siete curiosi? Continuate a leggere. Scoprirete così, anche voi, quanta meraviglia c’è in Puglia.

1. La Resistenza del Gargano: tra storia e natura

Il Gargano scrive da millenni una storia di resistenza silenziosa. Resistono le sue scogliere corrose dalla salsedine, il promontorio, infatti, è un’isola emersa milioni di anni fa, con rocce ricche di fossili e grotte carsiche. Resistono gli ulivi secolari piegati dalla tramontana e resistono gli uomini e i paesi arroccati. Passo dopo passo ho scoperto Lucera, mi sono emozionata nelle cave di Apricena e ho calpestato il territorio di Rignano Garganico, il tetto del Tavoliere delle Puglie.

Posti unici e autentici che conservano tradizioni antiche.

Ma ho scoperto che qui, nel Gargano, resistono – soprattutto – le razze autoctone, custodi viventi di un patrimonio genetico unico.

Oggi, a questa battaglia di resistenza si è unito un alleato fondamentale: il progetto LOCAL dell’Università di Foggia, una missione scientifica che combina ricerca d’avanguardia e tutela concreta del territorio. 

Le razze da salvaguardare sul Gargano

Fra questi piccoli borghi, in una Puglia differente, la biodiversità è ancora protagonista. Qui ogni capra caprestina che va al pascolo brado, ogni capra antica della Murgia dall’inconfondibile mantello dal pelo lungo, ogni gentile moretta che bruca tra i cespugli aromatici e ogni capra grigia del sub Appennino dauno, racconta una verità semplice ma rivoluzionaria: salvare queste razze non significa conservare il passato, ma garantire il futuro

La Sfida del progetto LOCAL 

Il team di ricercatori dell’Università di Foggia del progetto LOCAL, coordinati dalla Prof.ssa Marzia Albenzio, ha scelto di schierarsi dalla parte di questa resistenza, mappando genomi, sostenendo gli allevatori custodi e costruendo una rete di saperi che unisce scienza e tradizione. Perché nel Gargano, più che altrove, la biodiversità è una questione di sopravvivenza – per il territorio, per le comunità e per un intero ecosistema che rischia di scomparire.

Questi animali non sono solo specie da proteggere: sono testimoni viventi di un patto antico tra uomo e natura, fatto di adattamento e rispetto. In un’epoca di allevamenti intensivi e globalizzazione alimentare, il Gargano ci ricorda che la vera ricchezza sta nella diversità – e che difenderla è una scelta urgente – prima che diventi solo un ricordo. 

2.Masseria Paglicci: tradizione e passione

Nel mio breve viaggio di scoperta sul Gargano, sono arrivata a Masseria Paglicci nel territorio di Rignano Garganico, un posto fuori dal mondo e un esempio vivente di come amore per la terra e innovazione possano convivere. Qui, tra ulivi secolari e pascoli incontaminati, Pietro sta prendendo le redini dell’attività di famiglia, portando avanti con orgoglio una tradizione centenaria. 

Animali, biodiversità e il famoso CacioCavallo del Gargano

Al centro della masseria Paglicci regnano le vacche podoliche, razza autoctona pugliese allevata allo stato brado, e le capre garganiche. Questi animali non sono solo parte del paesaggio, ma custodi di un equilibrio naturale che il giovane Pietro e la sua famiglia preservano con dedizione. 

Dalla lavorazione artigianale del latte di podolica nasce il CacioCavallo, formaggio a pasta filata stagionato che incanta per il suo sapore intenso e aromatico. Un’eccellenza che ha valso alla masseria numerosi riconoscimenti, tra cui il presidio Slow Food e numerosi menzioni in guide gastronomiche nazionali. 

Pietro e la Sfida del Futuro 

Con lo stesso coraggio dei suoi antenati, Pietro ha modernizzato la masseria senza tradirne l’anima: 

– introduce tecniche sostenibili per il benessere animale;

– apre le porte al turismo esperienziale (degustazioni, visite guidate naturalistiche);

– collabora con l’Università di Foggia per progetti di conservazione genetica. 

“Qui non produciamo solo formaggio – mi dice fiero e sicuro Pietro – ma coltiviamo un patrimonio.”

E quando ho assaggiato il suo formaggio l’ho sentito anch’io quell’attaccamento alla terra. Ho dato un morso ad un presidio di cultura e biodiversità, che racconta la resistenza di una terra e la determinazione di chi ha scelto di non abbandonarla. E la bontà non poteva tradirla.

3. Le Cave di Apricena: il palcoscenico di pietra di Vasco Rossi 

Ho lasciato a malincuore Pietro, i suoi numerosi cani maremmani, le vacche podoliche e ho raggiunto le spettacolari cave di marmo di Apricena.

Ma voi lo sapevate che con le loro pareti bianche scolpite dal tempo e dal lavoro dell’uomo, hanno fatto da scenografia a un video iconico di Vasco Rossi? (Un mondo migliore). Vi lascio qui il link  per guardarlo!

Tra queste distese lunari di pietra, il rocker ha trovato la cornice perfetta per il suo sound ribelle, trasformando le cave in un palcoscenico naturale, dove musica e paesaggio si fondono in un’unica emozione. 

Qui mi sono sentita come su un set senza confini e, impugnato il mio iPhone, ho iniziato a riprendere:

  • ciak ai contrasti cromatici tra il bianco abbagliante del marmo e il cielo blu del Gargano
  • ciak ai blocchi di pietra appena estratti, accatastati come opere d’arte contemporanea
  • ciak al laghetto artificiale, di un blu smeraldo così intenso, che fa bella mostra di sé in mezzo a tanta pietra bianca.

E proprio come per Vasco, mi è sembrato di stare su Marte, ma con il vento caldo del Sud che ti ricorda dove sei davvero. 

L’aperitivo sul Gargano 

È sera. È l’ora dell’aperitivo. Ci fermiamo alle Cantine Le Grotte. Un’azienda giovane, ai piedi del Gargano, che affonda le sue radici in terreni calcarei ricchi di minerali, gli stessi in cui si coltiva la migliore Pietra di Apricena.

Il paesaggio in cui si immergono le Cantine Le Grotte, è unico: da qui si domina la laguna di Lesina che separa il Gargano dalle Isole Tremiti. Quale miglior posto per tirar su i calici e ringraziare la vita?

4. Masseria Pavoni: dove storia e futuro si incontrano

Tra i campi di Lucera mi ritrovo in un altro tempio garganico: Masseria Pavoni. Un luogo sospeso fra tradizione e innovazione, dove i fratelli Carrino scrivono un nuovo capitolo di storia. Ad accoglierci, Cristoforo Carrino, veterinario e custode di saperi antichi, che ci conduce in un percorso d’amore e di latte. 

La Rivoluzione Gentile

Qui – ci racconta –  sopravvive la pecora Gentile di Puglia, razza a rischio estinzione, la cui lana si trasforma in maglieria pregiata, al tatto simile al cachemire.

Ma la vera magia sta nel vedere come i Carrino abbiano unito passato e futuro: 

bufale allo stato brado che producono latte per mozzarelle prelibate;

– un progetto di stalla fotovoltaica che produrrà energia pulita;

– l’ambizioso piano per ricavare biogas dal letame

Assaggi di tradizione 

Passo dopo passo, ci fa vedere il procedimento per ottenere il Gentil Canestrato e poi via di assaggi: ricotte fumanti, olio dorato, nodini e formaggi che raccontano il territorio,  profumano di storia viva, lì dove ogni pietra racconta 300 anni di transumanza. 

 «Noi non rispolveriamo le tradizioni – spiega Cristoforo – le viviamo ogni giorno». E mentre assaggio una ricotta ancora tiepida, capisco che questa non è una semplice masseria. 

5. Lucera e il suo maniero

Eccolo, mi dice Antonio, uno dei miei compagni di viaggio. È il Castello di Lucera che domina su un colle a 250 metri d’altezza. Il maniero – fatto edificare da Federico II nel XIII secolo e ampliato dagli Angioini – è una fortezza imponente che racconta secoli di storia. Con le sue mura possenti e le torri cilindriche, offre un panorama mozzafiato sul Tavoliere e sul Gargano. Qui, l’imperatore svevo trasferì una colonia saracena, rendendo Lucera un crocevia di culture. 

Ma vogliamo scoprire di più di Lucera e dopo poco passeggiando per il centro storico, scopriamo vie che respirano ancora di medioevo: 

De’ Nicastri, con i suoi palazzi nobiliari 

Via Albana, dove si affacciano antiche botteghe artigiane 

e quella di Via del Corso, cuore pulsante della vita cittadina 

Al termine del percorso, la Cattedrale dell’Assunta (1300) colpisce per la sua facciata romanico-gotica e il rosone traforato. Voluta da Carlo II d’Angiò per celebrare la riconquista cristiana della città, custodisce all’interno sculture medievali e un prezioso polittico del ‘300. 

Curiosità: 

  • Il castello aveva un labirinto sotterraneo per le fughe d’emergenza 
  • La cattedrale sorge sulle rovine della moschea saracena demolita nel 1300 
  • Le vie del centro nascondono portali medievali con simboli templari 

“Lucera è un libro di pietra – dice una guida locale – dove ogni pagina è un’epoca diversa”

Perché visitarla?

  • Uno dei pochi castelli federiciani con doppia anima sveva e angioina 
  • Il percorso urbano più suggestivo della Capitanata 
  • é un esempio unico di architettura religiosa nata come atto politico 

6. Lesina: quando il lago si accende di oro

Ancora con gli occhi pieni di bellezza ci dirigiamo a Lesina. E la serata promette uno spettacolo unico. Dovete sapere che a Lesina il sole non tramonta: esplode. Ogni sera, sopra lo specchio d’acqua salmastra del lago, si accende uno spettacolo che trasforma le nuvole in fuoco e l’orizzonte in un mosaico di rosa, viola e oro liquido. Ed eccolo lì lo spettacolo, è proprio davanti ai nostri occhi.

L’Appuntamento con le donne dei vicoli a Masseria Cannella 

Quando l’ultimo raggio di sole scompare, il vero rito inizia con le “donne dei vicoli” e le loro prelibatezze.  Sono quelle donne che hanno sfamato generazioni – custodi di ricette secolari – che ci accolgono nel regno di Mariagrazia a Masseria Cannella, e ci deliziano con assaggi che sono poesia contadina.

Qui il tramonto non è un addio – sussurra una delle donne dei vicoli – è l’inizio della notte più dolce”. 

7. Perché il Gargano deve restare unico 

Questo angolo di Puglia ci ricorda che la vera ricchezza sta nella diversità: genetica, culturale, paesaggistica. Scegliere di visitarlo con rispetto, sostenere i produttori locali o raccontarne le storie sono piccoli gesti per aiutare il Gargano a resistere, perché un mondo senza luoghi così sarebbe infinitamente più povero, non credete? 

Tutti i miei compagni di viaggio sul Gargano a Masseria Paglicci
Tutti i miei compagni di viaggio sul Gargano a Masseria Paglicci

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Lucrezia Argentiero

Dalla tastiera di un pianoforte alla tastiera di un computer. Sono una giornalista filmaker, di origine pugliese e amo raccontare i territori.

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