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Le Tavole di San Giuseppe: tradizione e devozione nel Salento

Salento, una terra unica, ricca di spiritualità, tradizione e devozione. Ogni volta che ci torno sento di immergermi in atmosfere surreali, in un tempo e spazio indefiniti, circoscritti solo dal confine delle emozioni. Un angolo di cielo bagnato da due mari che mi sorprende sempre. Questa volta, con le tavole di San Giuseppe, è arrivato a scuotere le corde più intime dell’anima. Scopriamo come.

Le tavole di San Giuseppe: dove e quando

Tra i riti più significativi della tradizione religiosa popolare nel Salento, un posto di assoluto rilievo è occupato dalle “Tavole di San Giuseppe”. Un rituale antico e ricco di simbolismi religiosi, che si tiene ogni anno, il 18 e 19 marzo, in onore di San Giuseppe, in alcuni paesi della provincia di Lecce e Taranto, tra cui Minervino di Lecce e le frazioni di Cocumola e Specchia Gallone.

Una tavola in fase di allestimento - Le Tavole di San Giuseppe: tradizione e devozione nel Salento
Una tavola in fase di allestimento – Le Tavole di San Giuseppe: tradizione e devozione nel Salento

Cosa sono le Tavole di San Giuseppe

Le tavole di San Giuseppe appartengono ad un rito antico secondo cui, per omaggiare il santo, si preparano tantissime pietanze, espressione della tradizione gastronomica del Salento e della stagionalità.
Le tavole sono uno spettacolo per gli occhi e per il cuore. Appaiono come dei trionfali altari, in cui al centro troneggia l’immagine del santo, esaltata da fiori freschi di campagna e candele accese. Immancabili le tovaglie bianche ricamate a mano, i cesti di vimini colmi dei prodotti della terra e i piatti in ceramica.

Un vero trionfo anche dell’artigianato tipico del Salento. Ma non è pura ostentazione di prelibatezze gastronomiche o di ricchezza di decorazioni. Anzi. Ciò che ho particolarmente apprezzato è la riservatezza e l’assoluta dedizione con cui un’intera comunità prepara e allestisce le tavole. Ho ritrovato negli occhi di alcune donne intente a friggere le pittule un pudore ancestrale, un’attenzione verso la sacralità del rito che si stava compiendo che nessuna telecamera potrebbe svelare.

I riti e i simboli delle tavole

Le tavole di San Giuseppe rispettano dei riti e delle simbologie ben precisi. Nulla è affidato al caso. I commensali invitati a tavola sono 13 e ciascuno di loro rappresenta un santo, fra cui vi è naturalmente San Giuseppe che dà avvio al pranzo, seguito dalla Madonna, Gesù Bambino e poi gli altri undici, ognuno con il proprio simbolo ben identificativo. Così come le pietanze devono essere rigorosamente di numero dispari, massimo 13 per santo. Ed infatti tra le tavole più ricche viste a Minervino, abbiamo potuto ammirarne alcune nientemeno con ben 169 piatti!

I prodotti della tradizione

Le tavole possono essere crude, cotte o in parte cotte ed in parte crude. Dipende dai prodotti che vengono preparati. Alimento principe è il pane, molto spesso decorato con il simbolo di San Giuseppe (il bastone) oppure degli altri santi. Immancabile la massa, pasta fresca di grano duro, condita con ceci e verdura di stagione, come finocchietto selvatico e cavolfiore.
Quindi le “pittule” (deliziose sfere fritte di pasta lievitata vuote o ripiene di cavoli), lampascioni, arance, baccalà, pesce fritto. Il tutto innaffiato da un buon vino e condito dal re della tavola, sua maestà l’olio extravergine d’oliva.

Giornalisti e blogger con il Pane di San Giuseppe presso il forno Caroppo di Specchia Gallone a Minervino di Lecce
Giornalisti e blogger con il Pane di San Giuseppe presso il forno Caroppo di Specchia Gallone a Minervino di Lecce

Perchè le tavole di San Giuseppe

La purezza e la bellezza delle tavole risiede proprio nelle motivazioni che spingono le persone a preparare le tavole di San Giuseppe con tanto impegno, sacrificio e dedizione. Lo si fa per devozione, per grazia ricevuta o per una richiesta di grazia. E soprattutto è un segreto che non si rivela mai. Lo si intuisce, quello sì.
Entrando in punta di piedi, quasi, in casa di alcune famiglie intente alla preparazione delle tavole, l’ho percepito incrociando lo sguardo commosso di alcune donne, ascoltando delle parole smorzate, lacrime trattenute o finalmente sospiri di sollievo, per una grazia tanto attesa e finalmente arrivata.

Il significato più profondo delle tavole

Ciò che commuove è quel senso di comunità che si respira in ogni casa, in ogni strada, in ogni chiesa durante i giorni di allestimento delle tavole di San Giuseppe. Quelle mani operose che collaborano fianco a fianco, recitando un Padre Nostro o un’Ave Maria all’inizio della preparazione di ogni piatto.

Una partecipazione spontanea, sentita, solidale della comunità, tenuta insieme da una fede semplice e genuina. Che rafforza i legami e crea sodalizi profondi.

Il Salento tra spiritualità e cultura

Ed ancora una volta il Salento mi sorprende. Questa penisola protesa come un ponte sul Mediterraneo e che dalle centinaia di popoli venuti da quel mare è stata cullata e nutrita. Devastata a volte. Lo spettro del massacro degli 800 martiri di Otranto è ancora lì. Dopo più di 500 anni, aleggia ancora tra i vicoli assolati gonfi di scirocco. E per non sentire più quel terrore addosso, il Salento è diventato comunità.

La gente ha imparato ad aggregarsi in piccoli gruppi per sentirsi più forte. E coltivando un sentimento di religiosità popolare radicato in casa. Che alimenta riti che si nutrono di una devozione autentica, sentita, che rafforza il senso di fratellanza e solidarietà reciproca. Riti in cui il limite tra fede e mistero è un soffio di vento. Come il tarantismo che infiamma le notti estive del Salento. O i riti della Settimana Santa, così ricchi di spiritualità e cultura.

Il viaggiatore pellegrino

Dopo aver assistito alla preparazione quasi mistica di alcune tavole di San Giuseppe, mi ritrovo, la sera del 18 marzo, finalmente a vederle allestite nelle case o in chiesa. È un percorso silenzioso, che si snoda tra le vie di Minervino di Lecce, in cui sono avvolta dai colori, dai profumi e dai sapori autentici di questa terra.

Ammirare con quanta maestria e precisione sono state preparate le tavole mi riempie di gioia. Sapere quanto lavoro silenzioso e tempo c’è dietro tutti questi allestimenti mi commuove. Lentamente ed inconsapevolmente da viaggiatore sto diventando un pellegrino. Che ringrazia ancora una volta questa terra per aver arricchito la sua esperienza di così tanta spiritualità.

Particolare del rosone della Chiesa Madre dedicata a San Michele Arcangelo di Minervino di Lecce - Le Tavole di San Giuseppe: tradizione e devozione nel Salento
Particolare del rosone della Chiesa Madre dedicata a San Michele Arcangelo di Minervino di Lecce – Le Tavole di San Giuseppe: tradizione e devozione nel Salento

Minervino di Lecce e dintorni

Sempre da pellegrino mi accosto ad esplorare il paese ed i dintorni. Grazie all’Amministrazione Comunale di Minervino di Lecce e all’associazione Mercatino del Gusto, che hanno organizzato un nutrito ed interessantissimo programma di eventi, tour e laboratori del gusto, quest’anno le tavole di San Giuseppe sono state un’opportunità per scoprire il territorio. E anche qui le sorprese non sono mancate.

Scopro la Chiesa Madre dedicata a San Michele Arcangelo ed il suo splendido rosone, che ricorda tantissimo il celebre rosone della Basilica di Santa Croce a Lecce. Resto incantata di fronte alla bellezza delle facciate di tanti palazzi signorili, come Palazzo Venturi e il Palazzo Baronale Gallone a Specchia Gallone. E poi reperti archeologici di grande valore, come il dolmen Li Scusi, il menhir Monticelli e menhir Croce a Cocumola.

Comprendo che già dalla preistoria questo doveva essere un territorio unico, in cui si celebravano riti di grande fascino e valore. Un fascino antico che resiste al tempo e che può sicuramente attrarre quei viaggiatori, i nuovi pellegrini di oggi, che sapranno cogliere la bellezza e la grazia di questo luogo dell’anima.

Annamaria Petrosillo

Teenager vintage e instancabile sognatrice, sempre con la testa per aria ed il naso all’insù. Puglia nel cuore e mare nell’anima.

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