Marrakech: cosa vedere e quando andare
Cosa vedere a Marrakech? Una domanda a cui non è semplice rispondere. Mille luoghi da sogno, volti che restano scolpiti nell’anima, colori e sapori unici attendono chi sceglie di lasciarsi affascinare, come abbiamo fatto noi, dalla “Città Rossa del Marocco”. Scopriamoli insieme.
Marrakech, la “Terra di Dio”
Dopo una manciata di settimane dal nostro rientro dal Marocco, oggi mi sono riproposta di scrivere
il mio personalissimo racconto di viaggio. Non sono riuscita prima. Troppe emozioni contrastanti
nell’anima che dovevo lasciar decantare perché venisse fuori il suo profumo autentico.
Ed eccolo qui. Scrivo Marrakech. E sento il vociare dei bambini per strada, i mercanti che ti invitano ad entrare nelle loro botteghe, lo stridio dei carretti trainati da cavalli e asini, i muezzin che, quasi in un’ancestrale cantilena, chiamano i fedeli alla preghiera.
In berbero Marrakech significa “Terra di Dio” (Mur-Akush), inteso come riparo e accoglienza. Infatti, nel “cosa vedere a Marrakech”, rientrano sicuramente le verdi palme che la circondano e l’abbracciano, riparandola dalle Montagne dell’Atlante, le cui cime innevate ben si vedono dalla città, e dall’Oceano Atlantico .Ed eccolo qui. Scrivo Marrakech. E sento il vociare dei bambini per strada, i mercanti che ti invitano ad entrare nelle loro botteghe, lo stridio dei carretti trainati da cavalli e asini, i muezzin che, quasi in un’ancestrale cantilena, chiamano i fedeli alla preghiera.
In berbero Marrakech significa “Terra di Dio” (Mur-Akush), inteso come riparo e accoglienza. Infatti, nel “cosa vedere a Marrakech”, rientrano sicuramente le verdi palme che la circondano e l’abbracciano, riparandola dalle Montagne dell’Atlante, le cui cime innevate ben si vedono dalla città, e dall’Oceano Atlantico.





Una Medina, mille souk – cosa vedere a marrakech in 3 giorni
Atterrate all’aeroporto della nostra “Rak”, un simpatico taxista che intona “lasciatemi cantare..” non appena intuisce che siamo italiane, ci conduce in una città moderna, sfavillante, con enormi viali alberati e pulitissimi. Sembrerebbe di stare a Dubai, se non fosse per il colore rosso che imperversa ovunque.
Palazzi, case, le altissime mura che costeggiamo sono tutte avvolte da un rosso mattone che affascina e ammalia. Ecco perché viene chiamata la città rossa.
Ad un certo punto, il taxi svolta verso una porta (Bab si chiamano) e si insinua nel ventre più antico di Marrakech. La città cambia immediatamente volto. Case in terracotta, archi ogivali, stradine strette pullulanti di artigiani, mercanti, bambini, asini, gatti, donne coperte dal velo, motorini.
Siamo nella Medina, il volto più autentico della città, con il suo intricato dedalo di strade e viottoli, circondato da ben 19 chilometri di mura.
Perdere il senso dell’orientamento è facilissimo qui, ma è un piacere smarrirsi perché significa imbattersi in uno delle migliaia di souk presenti, da quello berbero a quello marocchino, da quello delle spezie e delle erbe aromatiche a quello degli strumenti musicali, da quello dei cappelli e sciarpe a quello delle maioliche, dai vestiti alle calzature alle lampade fino ad arrivare allo street food, davvero immenso.
Avremmo girato in lungo e in largo la medina decine e decine di volte ed ogni volta ci siamo imbattute in una bottega diversa, un museo nuovo da visitare, un minareto da fotografare, un hammam nascosto.
Piazza Jemaa el Fna, anima pulsante della città

Una cosa da vedere a Marrakech non può che essere Piazza Jemaa el Fna. Gli abitanti la chiamano semplicemente “la piazza”. Ed è una calamita incredibile che attrae residenti, mercanti, viaggiatori, giovani, anziani.
Ci siamo andate sia di giorno che di notte. Ed in entrambi i casi siamo rimaste assolutamente stregate da questo enorme spazio, dove ad ogni angolo può succedere davvero di tutto.
Sotto la luce accecante del sole maghrebino, ci si può rinfrescare con gustosissime spremute d’arancia o succhi di frutta preparati da bancarelle dai mille colori.
Affianco giocolieri, incantatori di serpenti, scimmiette pronte a saltarti in braccio, donne che disegnano tatuaggi all’henné.
Quando la luce inizia a calare, la piazza si trasforma: i mercanti smontano i loro banchi per cedere il posto agli ambulanti dello street food.
Jemaa el Fna diventa un enorme ristorante all’aperto con tavoli in legno ovunque, dove poter assaggiare tutte le delizie del posto fianco a fianco dei cittadini locali.
Musicisti di strada, giocolieri, danzatori, attori trasformano la piazza in un teatro vivace e poliedrico.
La Madrasa e la moschea di Ben Youssef, il tesoro della medina

Cosa vedere ancora a Marrakech? Passeggiando per la medina, ci siamo imbattuti in un autentico tesoro: la Madrasa di Ben Youssef. Era una scuola islamica risalente al XIV secolo, dove gli studenti imparavano a scrivere e a conoscere le leggi islamiche. Fino al 1960, la Madrasa era la scuola più grande e importante del Marocco, con 130 stanze che potevano accogliere 900 studenti. Aperta al pubblico nel 1982, è un luogo di grande interesse storico e artistico, con le sue splendide maioliche policrome, gli interni di legno intagliato, l’atmosfera di grande suggestione.
Accanto alla scuola, sorge l’omonima moschea, la più antica e conosciuta di Marrakech. Vi possono accedere soltanto i fedeli musulmani, ma almeno è possibile ammirare dall’esterno il suo maestoso minareto.
Il maestoso Palazzo El Bahia fra le cose da vedere a Marrakech





Al di fuori della medina, c’è tanto ancora da ammirare. Una cosa da vedere a Marrakech è sicuramente il Palazzo El Bahia, concepito dal Sultano Abdelaziz Si Moussa come l’edificio più sbalorditivo del mondo. Con le sue 150 stanze, i suoi splendidi cortili e lussureggianti giardini, si resterà affascinati dalle mirabili decorazioni in stile andaluso-moresco.
Il sontuoso Harem, dedicato alle 4 spose e 24 concubine del Gran Visir, ha soffitti in legno intagliato, lussuose pavimentazioni in mosaico Zellige, ricche superfici in marmo e magnifiche vetrate colorate.
Le affascinanti Tombe Saadiane
Vicino al Palazzo El Bahia, un’altra cosa da vedere è decisamente il luogo dove si trovano le Tombe Saadiane di Rue de la Kasbah. Sono state scoperte all’inizio del XX secolo e custodite in un mausoleo circondato da alberi di aranci e un curatissimo giardino, dove riposano il Sultano Ahmad al-Mansur e i suoi figli. Un sito affascinante e unico, che incanta ogni giorno centinaia di visitatori.
Le rovine del Palazzo El Badi, l’incomparabile
A pochi passi dalle Tombe Saadiane e dal Palazzo El Bahia, si ergono le affascinanti rovine del Palazzo El Badi, uno straordinario complesso di oltre 300 stanze decorate con oro, avorio e pregiato marmo di Carrara, con magnifici giardini. “El Badi” significa “l’Incomparabile” ed è un omaggio all’originaria grandezza dell’edificio, oggi ormai inesistente.
Giardino Majorelle e museo Yves Saint Laurent, la Marrakech che non ti aspetti

Al di fuori della medina, cosa vedere ancora a Marrakech? Dopo tanto vagabondare, un po’ di relax ci vuole! Il giardino Majorelle fa davvero al caso nostro! È una meraviglia botanica di rara bellezza, creata nel 1931 dal pittore francese Jacques Majorelle e restaurata nel 1980 da Yves Saint Laurent. Ci ha incantate per il clima di pace e bellezza che si respira.
Un luogo immerso nella natura, tra fontane, cactus, piante rare, uccelli esotici, bambù, lontano dalla frenesia della città e adatto alla pace e alla meditazione.
Accanto al giardino, il museo Yves Saint Laurent. Più che una retrospettiva riguardante uno degli stilisti più iconici del mondo, questo sito è un viaggio nel cuore e nelle passioni del grande artista francese.
Egli scoprì per la prima volta Marrakech nel 1966 e ne rimase folgorato, tanto che decise immediatamente di acquistare una casa lì e ci ritornò regolarmente ogni anno.
I colori, l’architettura, lo stile di vita marocchino e berbero hanno profondamente ispirato l’artista in tutte le sue collezioni, come è ben evidente in questo interessantissimo museo.
Cosa mangiare a Marrakech

Marrakech è un’affascinante mix di cultura berbera, araba e francese, che si riflette nella sua arte, nel suo stile di vita e nella sua cucina, ovviamente.
Passeggiare tra le stradine dei souk vuol dire già inebriarsi di profumi intensi, aromi di spezie, gusti decisi.
Impossibile non fermarsi ad assaggiare la superba tanjia (spalla di agnello cucinata a fuoco lento in terracotta) o un cartoccio di deliziose brochettes (spiedini di carne aromatizzati e cotti al barbecue). E poi, puoi non lasciarti sedurre dal famoso cous cous? Io ho assaggiato quello preparato con granelli di frumento, accompagnato da verdure grigliate e carne speziata.
Ma la vera delizia restano per me i dolci con mandorle, fichi e miele, molto simili ai nostri pugliesi, e i cocktail di frutta, davvero insuperabili!
Quando andare a Marrakech
Il periodo migliore per andare a Marrakech è ovviamente lo stesso di quando andare in Marocco: primavera e autunno sono le stagioni più adatte. La città non ha sbocco sul mare, il suo clima è molto caldo e secco, tanto che in estate le temperature superano i 40°.
Noi ci siamo andate nel mese di febbraio, con temperature sempre al di sopra dei 20° ed un cielo splendido senza nuvole. Per cui, se avete la possibilità, partite senza remore anche in inverno.
Usanze e tradizioni: l’hammam
Il Marocco è la terra dai mille colori e dai mille contrasti. Marrakech ne è l’emblema perfetto.
Per conoscerla a fondo, occorre abbandonare la nostra comfort zone, i nostri chiché, spogliarsi delle nostre abitudini e viverla a pieno. Noi l’abbiamo fatto nel vero senso del termine.
Siamo andate in un hammam, ma non in una di quelle luxury spa riservate ai turisti stranieri.
No, abbiamo scelto un hammam tipico (hammam Nilo), in cui si recano le donne del posto. Sì, quelle stesse donne ritrose, silenziose, quasi invisibili, coperte dalla testa ai piedi per strada che qui, per due ore alla settimana, sono finalmente libere. Libere di stare nude a lavarsi, massaggiarsi, discorrere, ridere, prendersi cura di sè.
Per noi è stata un’immersione ancestrale nella comunità marocchina femminile, quasi un ritorno nel grembo materno, cullate dalle mani e dalle voci di mille amabili creature.
Usanze e tradizioni: il rito del tè





Abbiamo scelto come alloggio un riad tipico (Riad Elixir), nel cuore della medina. Niente di lussuoso, ma l’accoglienza del proprietario, le sue colazioni preparate con cura ogni giorno, l’amena corte ci hanno conquistato.
E poi il tè, servito sia nel riad che ovunque siamo andate, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
È considerata la bevanda dell’ospitalità, servito caldo e rigorosamente quando si è seduti.
Un invito alla calma, alla meditazione, al dialogo, all’incontrarsi occhi negli occhi.
Quegli occhi lì. Quegli sguardi che custodisco gelosamente dentro di me. Sono il souvenir più bello che ho portato via da Marrakech. Occhi colmi di gratitudine, di speranza, di luce; occhi che a volte sono solo una fessura dietro il velo, ma che ti parlano più di qualsiasi lingua, ti paralizzano quasi, con le loro tante domande senza risposta.
Risposte non ne ho neanch’io. Ma di certo sono tornata da Marrakech con una grande consapevolezza in più. L’unica ricchezza che conta è quella capace di colmare il nostro cuore. Grazie Marrakech. Non ti dimenticherò mai.
0 commenti