“Scopri Pascarosa in Puglia: Il Mondo di Sepp in Valle d’Itria” è un racconto che ho scritto qualche anno fa. Un’esperienza vera che porto ancora con me nel cuore! Buona lettura
Un Viaggio nel Mondo di Sepp: Storia e Magia in Valle d’Itria
Una croce di viaggi lambiva l’alba di un giorno speciale. Due scie bianche dividevano in quattro parti, come dolci e morbide fette di torta, il manto blu cremoso del cielo. Ho controllato. Parte alle 11.44. Avevo i brividi sulle braccia e li avevo notati anche addosso a Lei.
Pascarosa in Puglia, il luogo magico
Lei, la mia compagna per questo viaggio, non smetteva mai di riportare alla luce storie abbandonate, come quella un po’ leggenda di Sepp’ li Sierr, detto anche Sepp’ u Padretern’ che viveva a Pascarosa, luogo magico dove s’incrociano i confini territoriali di Martina Franca, Ceglie Messapica, Cisternino e Ostuni, nel cuore della Valle d’Itria.
Una tratta lunga solo sei chilometri a bordo della littorina, ci avrebbe, lentamente, al ritmo naturale di una terra pigra, accompagnate alla meta. E alle 11.44 di un lunedì di settembre, iniziammo il nostro viaggio verso la terra di Sepp’.
Il mito di Sepp a Pascarosa in Puglia
Ma chi era costui? Un guaritore e un indovino. All’anagrafe, era Giuseppe Argentiero, nato a Ceglie Messapica alla fine dell’Ottocento e vissuto a Pascarosa in Puglia. Sei chilometri di ulivi annodati dal tempo, tutti in fila e circondati dai muretti a secco irregolari, insieme a stupore e gioia ci trascinarono col cuore in gola nel regno di chi, anni addietro, prevedeva il futuro e aiutava a superare le pene della vita. Durante il viaggio nemmeno una parola. Restiamo incantate e stupite come se non ci fossimo mai nutrite di un così maestoso e spettacolare paesaggio naturale. Il vagone rallenta.
Io e lei alla stazione di Pascarosa in Puglia
Scendiamo, io e lei. Nessuno ad attenderci. Solo una sedia corrosa dal tempo, adagiata poco oltre i binari e una bouganville che, complice un leggero vento di tramontana, vibra donando magia e vita a ciò che ormai sembrava non avere più vita. Con i suoi fiori rosso scarlatto ha preso il sopravvento e si è arrampicata sulla facciata della minuscola stazione, rimasta intatta e polverosa come in una vecchia cartolina. «Sai – continua la mia compagna di viaggio – questa stazione fu fatta edificare dal Signor Palmarini, una personalità del luogo, e fu doveroso farlo proprio per facilitare il flusso continuo di “malati” dal famoso guaritore». Ma il nome? Perché Pascarosa? – chiedo incuriosita. – «Prende il nome dalle due mogli del notabile Palmarini, Pasqua e Rosa. Ma dai, su, sbrighiamoci, andiamo. Basta fare foto e domande».
A me sembrava tutto così irreale e assolutamente cinematografico che non smettevo un attimo di fare click con la mia macchina fotografica sempre al collo. Click al numero ben impresso sulla facciata 18/365. 18, il mio numero fortunato. Click alla sedia bianca sulla quale provo a sedermi anche se piena di strati di polvere di più stagioni. Che sensazione travolgente! Seduta con i binari sotto il naso, m’immagino tante vite che mi attraversano. Quanta sofferenza e quanta gioia tutte assieme. Click alle pietre del muretto a secco che sono state un po’ nascoste da uno strato di malta moderna per renderle più stabili e solide. Il vecchio da una parte ancora ben in mostra e il nuovo che avanza celando la storia, zittito a suon di spatole di cemento.
Ferrovie del Sud Est
Click al cartello stradale verde con la scritta ancora ben leggibile: Pascarosa in Puglia – Ferrovie del Sud Est. E click a lei che si aggira come me incredula davanti a tale spettacolo racchiuso da anni di storia e dove il tempo sembra scorrere lentamente come gocce interminabili che si staccano da un rubinetto vecchio che perde. Era strana la sensazione addosso e anche se avevamo viaggiato solo per qualche minuto ci sentivamo come se fossimo in vacanza, anzi no, ci sentivamo nel bel mezzo di un’avventura. Forse per quello zainetto sulle spalle. Forse perché non smettevo di curiosare con il mio obiettivo.
Ci lasciamo dietro i binari e arriviamo nel piccolo villaggio. «È la stessa strada che ha percorso chi è venuto da Sepp», mi ricorda lei. «La strada di chi ha chiesto aiuto ed è stato aiutato. E pare che anche re Vittorio Emanuele III abbia percorso questo itinerario chiedendo protezione». Passo dopo passo arriviamo nella parte alta del minuscolo borgo dove c’è la casa di Sepp, ovvero del famoso “masciaro”. I masciari sono, nel Sud Italia, coloro che fanno magie. Sono gli stregoni. La casa non è visitabile ma vale la pena il viaggio per fare un’escursione, anche guidata.
Nel luogo magico di Sepp
E tutt’intorno a questo luogo magico? Una piccola chiesa dedicata a Maria Santissima Vergine del Monte Carmelo, ricavata in precedenti ambienti domestici. un Calvario, opera di artisti locali, trulli, corti e centinaia di ulivi a perdita d’occhio. Ci sediamo lì. Sui gradini difronte alla casa. Chiudo gli occhi e provo a tornare indietro nel tempo. Mi immagino lui, Sepp e la gente in silenzio, in fila ad attendere il proprio turno, con in mano una forma di caciocavallo, un sacco di farina o un orcio di olio buono. Il “Santone” non vendeva a caro prezzo i suoi “antidoti”. Si accontentava. Non soldi ma ricompense in natura da quella povera gente che ricorreva a lui. Sepp, morto nel 1955, sapeva anche predire il futuro. Reduce dalla Grande Guerra, aveva imparato molte cose lavorando in infermeria e applicava queste conoscenze a quelle sul potere delle erbe e delle radici spontanee.
Verso il trullo sovrano
Quando riapro gli occhi sono sola. La mia guida è più avanti. «Vieni, c’è il trullo sovrano». La raggiungo e mi trovo dinanzi ad un grande trullo con un primo piano da cui il nome: vano di sopra, trullo soprano, trullo sovrano. Restiamo lì sulla collina. Il silenzio ci riempie gli occhi e le orecchie. E la sensazione è forte. Qui il tempo non si è fermato. Si è perso! E con lui anche noi nei nostri sogni!
Info pratiche
Per un’escursione sulle terre di Sepp clicca qui
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